Magenta Imagination Healer, coordinatore regionale per Evolver.org, intervista l'autore, regista ed esploratore enteogenico new-wave Rak Razam sul movimento occidentale ayahuasca e il riaffioramento globale dello sciamanismo. Qui discutono dell'ultimo libro pubblicato di Razam, Aya Awakenings: A Shamanic Odyssey e l'adattamento cinematografico che uscirà a gennaio 2014. Inoltre, discuteranno in generale di cosa significhi il recupero dello sciamanismo enteogenico per la cultura occidentale mentre entra in contatto con la saggezza autoctona. Per maggiori informazioni, visitate http://www.ayathebook.com/ e http://www.aya-awakenings.com/.
Magenta: Rak, hai scritto un libro su ayahuasca, sciamanismo e il turismo straniero relativo. Ti senti come se canalizzassi lo spirito delle piante attraverso la scrittura e le arti? E credi che questo sia in più rispetto al vero cerchio durante il quale la medicina viene bevuta?
Rak: Questa è una bella domanda, Magenta. Sai, credo che, in generale, nella comprensione occidentale dello sciamanismo abbiamo ereditato quest'idea dello psicopompo, o viaggiatore tra i mondi, e allo stesso tempo quella del guaritore. Nella tradizione amazzonica il curandero (o come il mondo occidentale lo chiama, lo sciamano) corrisponde a molte cose e c'è molta differenziazione. La cultura occidentale ha, in larga misura, esaurito la propria connessione con il pianeta, con gli spiriti della terra e con la magia. La tradizione dell'artista, però, ha tenuto in vita questa fiamma della connessione con l'anima. Così, per molti scrittori e ovviamente anche per me, quando mi trovo nell'impulso creativo, io vivo come in uno stato di trance, una connessione con ciò che è realmente l'immaginazione. Limitata in occidente in tempi recenti, l'immaginazione e la piena comprensione si sono convertiti nel nostro potere creativo, la nostra connessione con l'anima creativa. In generale, quindi, quando scrivo penso d'essere collegato con qualcosa più grande di me stesso.
Questo libro, Aya awakenings: a shamanic odyssey, non è fantasia. Quando andai in Perù nel 2006, stavo documentando sia il mio viaggio personale che quello di alcuni occidentali che si avvicinavano alle erbe medicinali e studiavano l'archetipo dello sciamano. Di solito, oggi, i libri non di fantasia si basano più sui fatti, sono un po' più asciutti, ma ciò che scoprii realmente scrivendo questo libro fu che l'esperienza ayahuasca era così profonda e potente nella tradizione peruviana, che l'approccio biografico nella scrittura doveva catturarla. La vita in Iquitos e attorno alla giungla amazzonica è così diversa che mi sono aperto completamente a essa e l'ho assimilata.
Stavo facendo così tante annotazione che credetti che ciò che accadde allora fu che stavo fissando quell'esperienza con le parole mentre in realtà ero impegnato con la mia abilità creativa ed empatica, oltre alla mia intelligenza emozionale…per trovare le giuste parole per poter fissare quell'esperienza sulla pagina. Questo è quello che c'è nel libro, Aya awakenings, e nel film. In sostanza, ritengo che la natura artistica della scrittura sia un modo per canalizzare lo spirito stesso, come lo sono il parlare dello sciamanismo e canalizzare gli spiriti delle piante.
Sapete, quando mi trovavo presente alle cerimonie con i curanderos, mi sarei trovato a scrivere sul blocco fino a quando ci fosse stata la luce delle candele e la cerimonia stesse per iniziare. E starei ancora scrivendo quando le luci si fossero spente, scarabocchiando furiosamente nell'oscurità e registrando qualche frammento della cerimonia per cercare di ricordare abbastanza con le parole i fatti concreti della canalizzazione, come dite voi, qualcosa dell'emozione e dell'immediatezza di ciò che stava accadendo nell'esperienza ayahuasca.
Ora, l'esperienza ayahuasca è spirituale, catartica ed è un rituale, quindi può essere molto diverso per ognuno ma è qualcosa che la maggior parte delle persone definirebbe translinguistico, o che va oltre le parole. Io non credo questo. Io credo che abbiamo un senso della spiritualità indebolito e abbiamo bisogno di fare pratica con la nostra linguistica e esercitare la nostra abilità nel comunicare queste esperienza a parole. C'è un detto di Terence McKenna che dice che ci sono tutte queste parole per dire amore o neve e se riduciamo il numero di parole a una sola stiamo veramente indebolendo la nostra capacità di differenziare le varie sfumature.
Similmente quello che ho appreso dai curanderos non ha a che fare solo con ayahuasca: la loro farmacia è la giungla stessa e conoscono centinaia o migliaia di piante medicinali e altre piante. Quando osservano la giungla, non vedono solo un mare verde: possono vedere le gradazioni, distinguono tutte le diverse piante che conoscono. Allo stesso modo, anche nell'assegnamento dei nomi loro non stanno solo dando un nome a una pianta: la pianta possiede uno spirito o un alleato o un'entità al proprio interno. Loro, quindi, vedono questo paesaggio di anime nella giungla. La mia sfida, allora, era quella d'incappare in quello spirito, di capirlo e poi fissarlo con le parole.
Bellissimo, grazie, sì anch'io l'ho notato che con ayahuasca e le altre forme di DMT, quella connessione con il linguaggio e la sua capacità creativa che non è separata…la mente crea categorie lineari ma siamo un tutt'uno con il suo spirito. E credo che molte delle culture inglesi, almeno nell'attuale contesto, sono ben lontane da ciò…
È molto interessante che tu lo abbia sottolineato e concordo pienamente. Non sono in molti a capirlo. Per me, l'esperienza ayahuasca è una cosa sia mentale che spirituale. Molto spesso ciò che accade, secondo me, è che l'inconscio giunge al conscio. La barriera che li separa diventa permeabile e così c'è molta elaborazione, molti pensieri affiorano. In sostanza, mentre quei pensieri vengono elaborati, organizzati e deframmentati, si verifica una guarigione. È come se ayahuasca aiutasse la deframmentazione del cervello e dei suoi stati emozionali.
Quando, poi, affronti la componente visionaria di ayahuasca che è fondamentalmente il caricamento del DMT…beh, in sostanza, volendo essere riduttivi alcune persone sostengono che ayahuasca sia un meccanismo di consegna, un meccanismo di consegna orale per il DMT che è la componente visionaria. Ora, il DMT è la capacità di comprensione ed è molto popolare in occidente. Erik Davis sostiene che il DMT è in circolazione dagli anni '60, o giù di li, ma che non ha mai preso piede con la controcultura fino ad oggi. Era troppo esoterico, troppo difficile. Sembra, però, entrare in risonanza con l'attuale moderna generazione iperrealista che, di base, è abituata aduna coscienza di tipo distributivo tramite i computer e l'approccio non lineare alla tecnologia.
Siamo stati allenati come cultura ad allontanarci dal quell'approccio lineare, dove possiamo svolgere più compiti alla volta, avere più finestre del browser aperte, essere collegati a centinaia di persone in una rete sociale di notizie allo stesso tempo o poter vedere immediatamente cosa stiano facendo centinaia di persone in quel momento. Credo che ci dimentichiamo la rivoluzione di internet – è stata realizzata da molte persone e ci sono stati molti contributi – ma ci sono state anche molte sinergie tra le fondamenta dell'industria della Silicon Valley e la rivoluzione acida e sono accadute molte cose che hanno aiutato a semplificare la vita nella nostra cultura.
Ciò che dice Erik Davis mi ricorda che la tecnologia è essenzialmente il nostro modo di ritornare agli stati naturali. Stiamo creando una rete, un rete tecnologica che specchia la rete vegetale. Cito questo concetto nel libro tramite uno studioso chiamato Roy Ascott che ha questo concetto che chiama la realtà convalidata “Three V's”, come la linea di base del mondo, la realtà virtuale e la realtà vegetale. Ci dimentichiamo, inoltre, che il pianeta ha l'internet originale.
Qualche settimana fa, ero seduto e ho fatto qualche acaciahuasca che è una pianta medicinale ricavata dall'albero di acacia. Da allora sono entrato spesso in risonanza con gli alberi e ho effettuato dei download e ottenuto dei pensieri a loro riguardo. Ho pensato che se la natura è l'internet vegetale (o la nostra comprensione della rete è modellato attorno a quella originale, la rete Gaian) allora contiene e scambia informazioni. Gli alberi sono come server, per fare un'analogia: immagazzinano informazione e la scambiano con gli altri alberi e gli altri spiriti della natura. Mi domando, allora, quale sia il codice che veicolano: è semplicemente il loro codice genetico/vibrazionale o immagazzinano anche altre firme vibrazionali per la rete attorno a loro?
Visto che la maggior parte del DMT che stiamo usando in occidente è estratto dalle piante e che lo stiamo aggiungendo ai nostri livelli endogeni di DMT, è quasi come se, quando si procede attraverso alcuni di quei primi livelli visivi e schemi geodetici, la mia intuizione di scrittore e di connettore empatico mi dica che questi livelli potrebbero essere le firme visive, credo, dell'anima o essenza delle piante da cui abbiamo estratto il DMT. È come il portale, il passaggio o la sorgente della rete senza fili per accedere all'internet vegetale. In questo modo, stiamo passando attraverso ciò e vedendo il loro codice, colori, forme e la connessione DMT è non lineare. Mi sembra, inoltre, come d'essere steso lungo tutta l'internet vegetale della natura, in un senso non lineare. Ci siamo agganciati in quello che è realmente la coscienza triptamina. È tessuta lungo tutta la natura ed è come una rete. Ci permette di prendere contatto e collegarci con tutte le altre entità che contengono DMT su quella frequenza o quella banda.
Sembra, inoltre, che come cultura ora siamo pronti per questo, perché le nostre tecnologie sono speculari. Siamo stati quasi preparati per questo ritorno alla natura, un ritorno a una consapevolezza di cosa la natura sia realmente. La coscienza dietro la natura in cui siamo tutti integrati.
Wow, questa sì che è stata una risposta divertente, grazie. Mi fa pensare ai funghi come un internet miceliale – sia il tipo psichedelico che gli altri tipi – che funziona per collegare gli alberi e trasferire segnali tra organismi differenti nella foresta e altri paesaggi…Ora, quando eri in visita in Sud America scrivendo il tuo libro e vivendo l'esperienza del turismo ayahuasca e il modo in cui influenza l'economia locale, hai trovato che favorisca il proseguimento delle tradizioni rendendole di nuovo preziose? Ci sono delle discussioni riguardo ai turisti che prendono aerei che producono molta anidride carbonica rispetto a quelle persone che lavorano con enteogeni che sono più nativi nella loro nazione, come i funghi che crescono in differenti paesi. Hai un'opinione in merito?
Sì, è molto interessante. Ho appena fatto un'intervista con uno sciamano dei funghi, un signore europeo che pratica legalmente nella sua regione. Stavamo parlando proprio della stessa questione, sai, che ayahuasca proviene dalla giungla, dal Sud America e dalle foreste pluviali.
Ora, gli occidentali sono stati attratti da ayahuasca e dal mercato dello sciamanismo e non è qualcosa che si possa ridurre alla contrapposizione bianco/nero o bene/male. Da un lato, le persone autoctone delle tradizioni del Sud America stavano già cambiando ed erano in pericolo. C'era uno scollegamento culturale e i giovani peruviani, almeno, non stavamo continuando con le tradizioni sciamaniche. Quello che stava accadendo è che il materialismo occidentale si stava infiltrando, specialmente attorno alle città. I giovani indigeni non volevano prendere in consegna il duro e arduo compito di diventare un curandero. Spesso si tratta di un ruolo ereditario per il quale sono scelti a partire da un incidente o malattia in giovane età. Si tratta, però, di un percorso di coraggio e di avversità perché devi lasciare le tue abitudini mondane per conservare la sensibilità necessaria per essere in grado di ascoltare il mondo naturale.
Per tradizione, lo sciamano vivrebbe ai confini del villaggio, nel mondo ma non del mondo. Quando la tua energia, quindi, si trova sempre nella frenesia e trambusto quotidiano si desensibilizza e non è più in grado d'ascoltare e sentire la natura. Questo è il cammino dello sciamanismo nella sua comprensione indigena ed è una sorta di contenzioso: alcune persone non sarebbero d'accordo con questo ma persone del luogo con le quali ho parlato, specialmente tra gli Iquitos, mi hanno confermato del tutto che la tradizione dello sciamanismo era in pericolo, c'era uno scollegamento. Allo stesso tempo, sono arrivati gli occidentali che lo hanno reso profittevole così che ayahuasca è diventato un bene di valore.
Quello che succede con gli occidentali è che hanno sfruttato le popolazioni autoctone per centinaia di anni. In Perù ci fu un boom della gomma all'inizio del ventesimo secolo. C'è stato un boom del petrolio e ora c'è il boom ayahuasca. Perciò, anche persone con buoni intenti – tipo coloro che cercano il brivido – sono andate in Sud America con i loro soldi, volendo imparare lo sciamanismo, ayahuasca e esperimentare la propria auto guarigione. È tutto bello però hanno causato disequilibrio nella società locale. S'è creata una disparità dove alcuni curanderos hanno molto denaro che non viene ridistribuito nella comunità.
Nella cultura del Sud America ci sono forti tradizioni relative all'aiuto reciproco, si tratta di un'ideologia basata sulla rete. Non si tratta d'accumulare ricchezza ma di preoccuparsi della famiglia, della tribù e della comunità locale. Questo è il motivo per cui l'intervento degli occidentali ha disturbato questo meccanismo sociale che ha regolato e aiutato la coesione culturale. Significa, inoltre, che si trattava d'una professione molto vantaggiosa, visto che gli occidentali arrivavano e offrivano centinaia di dollari, che corrisponde a una fortuna per la comunità locale tanto che ognuno voleva essere uno sciamano.
Ora, dunque, visto che abbiamo avuto negli ultimi 5/10 anni questo boom ayahuasca, inevitabilmente, come avviene per ogni boom si converte in una mera questione di denaro su grande scala e crea queste tensioni. Questo è quanto, non un bene ma è tutto quello che c'è al momento. Abbiamo un sistema d'accoglienza in tutto il Perù e Sud America, con gli occidentali che arrivano…Si tratta anche di una questione generazionale e arrivano le prime difficoltà interculturali. Questo perché quello di cui mi rendo conto è che si tratta di un movimento e questo è una fase. È come se stessimo osservando il primo stadio e ora è come uno stadio intermedio o forse la pubertà o le prime difficoltà dell'adolescenza.
Adesso, allo stesso tempo, ci sono queste organizzazioni ONG e persone che stanno cercando di fare del bene in questo ambito in Sud America. Cercano di organizzare dei sistemi come le iniziative di sostenibilità in modo che per ogni vigna ayahuasca tagliata ne venga piantata una nuova. Si preoccupano di capire cosa sia necessario al sistema d'accoglienza e che requisiti legali ci siano. Ci sono, quindi, dei protocolli che vengono attuati perché le cose sono un po' cambiate e ci sono stati dei seri problemi. Ciò nonostante, si sta tutto sviluppando al miglior ritmo possibile.
Nel frattempo, gli occidentali stanno imparando lo sciamanismo delle piante e una certa percentuale di queste persone viene attratta dal cammino dello sciamano, torna ai rispettivi paesi e lavora con le medicine facendo in modo che ayahuasca venga trapiantata fuori dall'Amazzonia in differenti zone del mondo. Le persone stanno anche capendo che il pianeta produce queste sostanze come ayahuasca – di fatto piante medicinali, enteogene o sacramenti – ovunque e lo fa, tra l'altro, dove vivono gli esseri umani. Produce enteogeni come i funghi psilocybin, la salvia divinorum, il cactus di San Pietro, le acacie – ci sono piante medicinali ovunque e sono pensate perché possano interfacciarsi con gli esseri umani. Ci curano e allo stesso tempo ci riportano alla coscienza vegetale del pianeta così che possiamo trovare il nostro posto nella rete della vita.
Trovare il nostro posto nella rete della vita significa che non siamo malati. Molte delle cose che causano malattie sono tali perché ci troviamo fuori equilibrio (sollievo). Riportare, quindi, la nostra coscienza o corpo vibrazionale in equilibrio aiuterà il livello fisico allo stesso modo in cui ci aiuterà a trovare il nostro posto nella rete naturale. Per questo, ritengo che ayahuasca stia rendendo popolare il revival enteogenico. Allo stesso tempo, però, ci sono molte altre piante medicinali che sono più sostenibili e, visto che sono relative alle proprie zone nel mondo dovremmo sfruttare anche queste.
Pensi che sia una coincidenza che ayahuasca sia una delle grandi fonti che sembra stia risvegliando la coscienza sciamanica e la connessione tra le persone, quando proviene da una foresta pluviale…che ha un ruolo molto importante nell'equilibrio e bilanciamento del clima, dell'atmosfera e delle masse d'acqua del pianeta?
No, sappiamo che non ci sono coincidenze. Il linguaggio ci dice questo: la coincidenza è solo un'etichetta che mettiamo alle cose che non vogliamo guardare troppo da vicino. Allora,si dice spesso che ayahuasca è la Madre, la madre nel mondo delle piante nella tradizione amazzonica. Si tratta, però, anche della portavoce quindi, mentre ci sono molte altre piante enteogene o psichedeliche nell'Amazzonia, ayahuasca si è innalzata a questo livello perché è riverita come la grande madre nella loro tradizione. Oltre a essere un agente curativo, se si comprende il loro paradigma e visione cosmica, il mondo intero è vivo e costituito dalle sue entità o possiede uno spirito – è un tipo di tradizione animista. Lo spirito da vita a tutto. Dunque, ci sono spiriti negli alberi, spiriti nell'ecologia e interagiscono gli uni con gli altri. Ayahuasca, quindi, è quasi come un portavoce degli spiriti della natura, per la stessa Natura.
Nella comprensione occidentale potremmo usare i prodotti chimici sulle piante per correggere un problema fisico. Quello che fanno i curanderos…vanno dritti alla fonte, alla vibrazione. L'essenza d'ogni cosa è una fonte vibrazionale e può essere suonata su un paziente. In questo modo, può correggere ciò che non funziona nella persona su un livello energetico vibrazionale e questo si manifesterà all'esterno, nel corpo fisico. Così, non hai bisogno di usare prodotti chimici. Ayahuasca, quindi, sembra essere questo strumento di diagnosi che apre le porte all'abilità di parlare al resto del mondo vegetale e per conto dell'Amazzonia. Non esiste, dunque, alcuna coincidenza sul fatto che visto che l'Amazzonia è in pericolo per via del disboscamento, del capitalismo occidentale e del consumismo, anche ayahuasca si stia allontanando dalla giungla.
Pensi che ci sia la possibilità e l'opportunità per quella profonda comprensione dell'interconnessione con lo spirito e la saggezza planetaria e le piante che sono cittadini consci del mondo in cui viviamo? Per collegarci con la medicina occidentale, l'industrializzazione, il complesso farmaceutico? Ci sono speranze per questa convergenza?
Beh, ci deve essere speranza, ci deve essere speranza. Tempo addietro, stavo parlando con Steve Beyer, l'autore de “Singing to the Plants”. Discutevamo esattamente di questo, del fatto che sta avvenendo questa medicalizzazione degli enteogeni in occidente, che è tutta buona e bella, e io sono a favore di ciò. D'altro canto, però, se parli con una persona indigena che ha a che fare con gli enteogeni e cose come ayahuasca quando parlano di medicina, dicono “medicina”. La loro parola significa più di quello che significa la nostra.
Ciò che significa la loro non è solo che si tratta di un prodotto chimico…la considerano come avente uno spirito. E quando dicono spirito, per loro significa che è viva, che ha una coscienza. La guarigione, quindi, non avviene solo prendendo la pianta o la medicina a livello fisico. Avviene tramite una relazione con quello spirito. Questo è quello che manca al modello occidentale. Queste medicine funzionano. Non è che non funzionano a certi livelli ma il fatto è che siamo privi e impoveriti della connessione con la profondità dello spirito nel modello medico occidentale.
Perciò, quello che spero stia accadendo nella più grande evoluzione culturale è che entrambi, Est e Ovest, vecchio e nuovo mondo, stiano apprendendo e condividendo avvicinandosi a queste materiali vegetali riveriti dalle persone indigene. Bisogna farlo, comunque, con rispetto e nel giusto modo, quindi niente bio-pirateria. Il problema è che c'è un blocco a tutto ciò e si chiama capitalismo. Se non è possibile brevettare una medicina e trarne profitto allora non verrà fatta alcuna medicina. Il problema, quindi, è che tradizionalmente molte di queste medicine indigene…non hanno…non sono nemmeno di pubblico dominio o semplicemente sono protette da legislazioni speciali, perciò, non brevettabili.
Quindi, anche se queste medicine si sono dimostrate essere efficaci c'è un problema per il capitalismo per far si che entrino nel sistema per essere convertite in prodotti. Spero, allora, che quello che sta accadendo nel circolo sistema-medico-occidentale-Big-Pharma sia che queste piante medicinali vengano riconosciute come strumenti vitali ma che ci sia anche un cambiamento nella coscienza delle persone che le stanno usando. Questo è quello che, di base, stiamo attraversando nell'evoluzione della cultura occidentale. Stiamo osservando il verificarsi di questo rimescolamento mentre il mondo indigeno e quello occidentale diventato un tutt'uno.
E in ciò, la nostra idea di medicina, di spirito, di cultura sta cambiando rapidamente. Così, mentre queste cose vengono assorbite ad ovest, l'occidente sta cambiando molto rapidamente. Visioni più estese, quindi, mi fanno sperare che ci sia qualche tipo di coesione, unità e integrazione di queste sostanze ma non nel modo che pensiamo si possa verificare.
Cosa sarà della Terra se la cultura psichedelica dovesse prendere piede su grande scala?
Beh, sai come sarebbe…sai cosa sta accadendo realmente…È come se la Madre Terra ci stia invitando di nuovo nel suo giardino e il giardino è diventato un prato con una bianca staccionata tutt'intorno. Tu sai, inoltre, che c'è una strada e un viale e un'autostrada sull'altro lato. Tutto lo stile di vita che conosciamo oggi, lo sappiamo, non è sostenibile, non sta funzionando. Non funziona per gli esseri umani, non funziona per le persone che cercano di comunicare e avvicinarsi alle altre e, quindi, allo stesso tempo, questo è quello volevo dire riguardo alla non coincidenza.
Stiamo parlando, originalmente, dell'idea relativa ai modi d'essere lineari e non lineari. Le piante, oltre a essere medicinali, stanno realmente guidandoci verso quest'idea di reti e quest'idea d'essere integrati e parte della natura. Inoltre, la rivelazione più bella è che siamo abbracciati, sostenuti e amati dalla madre, dalla natura stessa che ci ha partoriti e abbiamo un ruolo da giocare. Ci sta invitando a tornare al giardino perché questo sta per tornare a crescere di nuovo. Il giardino può solo crescere una volta che i semi sono stati piantati e piantati dentro di noi, nella nostra coscienza. Perché una volta che la coscienza torna alla giusta relazione allora tutto il resto seguirà. Non dobbiamo reinventare la politica, il centro commerciale, il nostro stile di vita. Dobbiamo solo essere…un tutt'uno con la nostra coscienza nella natura. Se recuperiamo quest'abilità tutto il resto seguirà, tutto si sistemerà. Perché questo è ciò che significa realmente essere umani.
3 Dicembre 2013, di Magenta Imagination Healer |
Traduzione: Michele Bedendo |
Editing: Laura Rizzotto |
Link: http://realitysandwich.com/214776/rak_razam_garden/
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